Gian Paolo, storia e vita
Isa
Gianpaolo Trivulzio nasce a Monza, il 4 giugno 1937, primogenito di sei fratelli; a Monza frequenta alcune classi delle scuole elementari, poi la sua famiglia si trasferisce a Milano, ma poi per i bombardamenti per l’infuriare della seconda guerra, dovranno sfollare in un paese a 30 km da Milano, Quel periodo bellico è spesso ricorrente nei suoi ricordi, lui che non amava parlare di sé. Finita la guerra, la famiglia ritorna a Milano e Gian Paolo frequenta l’istituto tecnico per ragionieri Pietro Verri, presso la quale insegna stenografia il prof. Flaviano Rodriguez che gli trasmette la passione per questa disciplina.
Nel 1955 vince il campionato nazionale per studenti a 80 parole al minuto (circa 200 sillabe) senza errori, alla fine dello stesso anno partecipa a una competizione nazionale per impiegati e ottiene il secondo posto nella categoria a 100 parole al minuto (250 sillabe circa) e con traduzione a macchina perché ha appreso l’uso razionale della tastiera, sempre dal prof. Rodriguez, che in quell’istituto aveva un locale dove insegnava dattilografia, questa allora non era inclusa nelle materie ufficiali della scuola italiana. Sempre in tema di gare nel 1957 a Milano raggiunge le 120 parole al minuto. Raggiungerà le 130 (circa 300 sillabe) nel 1964 e ancora nel 1965 a Parigi, a Berna nel 1967 e a Mannheim nel 1981, e poi ancora alle competizioni svizzere dove è spesso presente come concorrente anche per la stenografia in lingua inglese.
Diplomatosi nel 1956 ottiene subito un posto di lavoro quale segretario presso una casa di moda. Si iscrive all’Università cattolica di Milano L’anno successivo entra in una grossa compagnia di registratori di cassa: la Sweda S.p.A. Nel 1968 diventa direttore amministrativo, la società poi ampia la sua attività ed egli è quasi sempre coinvolto con frequenti viaggi sia in Italia che all’estero. Negli anni ottanta ne diventerà direttore generale. Questa azienda si occupa della distribuzione di prodotti elettronici, da cui nasce la sua competenza nell’elettronica e poi in informatica e per la necessità di colloquiare con le varie aziende dei vari Paesi con le quali entra in contatto, impara le lingue straniere, anche da autodidatta. I proprietari dell’azienda riporranno molta fiducia in lui, specie negli anni settanta in un momento molto difficile per un proprietario dell’azienda stessa.
Consegue l’abilitazione all’insegnamento della stenografia nelle scuole pubbliche nel 1960 e poco dopo anche l’abilitazione all’insegnamento della dattilografia.
Con Adriano Colombo e con il fratello Alberto scrive libri di stenografia per il sistema Cima e per il sistema Gabelsberger-Noe con una didattica innovativa.
Sempre con il fratello Alberto (che grazie anche alla sua costante preparazione raggiungerà in gara internazionale la velocità di 180 parole al minuto) nel 1965 dopo il congresso di Parigi, incomincia i suoi studi sulla macchina di stenotipia francese Grandjean che poi insegnerà presso la scuola ISCOM, che nasce dopo che il prof. Rodriguez, invitato dalla società Olivetti a trasferirsi a Firenze lascia la sua scuola di via Larga.
Da lavoratore infaticabile quale egli era non tralascia neppure l’insegnamento della stenografia in lingua straniera.
Inizia poi la preparazione ai futuri docenti di stenografia a Torino, a Firenze e a Milano con Marialuisa Corti, con la quale nel 1991 fonda una società di resocontazione (Dettoscritto). Alla Dettoscritto si utilizzano le tre macchine di stenotipia: Michela, Stenotype e Mael, sempre aperti a tutte le tecnologie, come già prima erano stati asistematici.
Per passione, ma soprattutto per accelerare i tempi di trascrizione, contribuisce al miglioramento della trascrizione automatica di Michela, grazie allo stretto contatto, in primis di Marco Bertolotti della Koiné Sistemi di Torino, che per primo realizzò un software per la versione elettronica di Michela in modo di poter produrre le battute stenotipiche in testo leggibile sullo schermo di un computer.
Vive e favorisce il passaggio epocale della verbalizzazione, dalle note che dovevano essere riprese sul luogo del parlato a quando si può trasmettere la voce e l’operatore può essere lontano mille km dal parlatore, inoltre vive e favorisce l’accantonamento del cartaceo che fino allora doveva essere consegnato materialmente all’ente committente, ma trasmissione dei dati con il semplice clic di un computer.
Per completare l’arco nel campo della resocontazione, dalla stenografia arriva all’utilizzo del riconoscimento vocale, e a Milano presso l’Asfor si tengono i primi corsi di respeaking. Per conto della Regione Lombardia partecipa a progetti internazionali sulla verbalizzazione e sempre per lo stesso ente prepara un CD sul telelavoro.
Partecipa attivamente alle associazioni di cui fa parte, in particolar modo si dedica all’Intersteno, presenzia ai congressi, in particolare dal 1981 al 2013 in maniera costante, in vari ruoli: come concorrente; come semplice partecipante ma sempre attento e premuroso verso le nuove leve di concorrenti; come rappresentante italiano dal 1989 al 1995; come coordinatore delle conferenze al congresso di Hannover nel 2001. Nel 2003 al congresso di Roma, da lui fortemente voluto, aiuta Fausto Ramondelli nel suo compito di Presidente Intersteno, infine, diventa egli stesso presidente eletto a Praga nel 2007 e ancora a Pechino nel 2009.
Nel 2011 chiede di non essere eletto per assicurare un cambio generazionale.
Nel 2013 è a Gent con la sua carica di trascinatore, con la sua laboriosità, con le sue qualità umane e professionali. Invece il congresso 2015 di Budapest non lo vede presente fisicamente, con suo grande dispiacere, ma è sempre presente per le vie dell’etere, con i suoi consigli, la sua vivacità espressiva nelle varie lingue dell’Intersteno.
Lavora con Marco Olivo per la realizzazione delle gare Intenet con Java e ottiene anche in questo campo vasto consenso di partecipanti, che migliorano via via le loro prestazioni.
Suo desiderio: mettere in grado i giovani di seguire queste discipline, non trascurando i meno giovani per non disperdere in seno all’Intersteno quelle energie, quelle idee, quei legami da lui ipotizzati e spesso realizzati. Questo vale anche per le varie associazioni delle quali faceva parte.
Pare ci sia un filo conduttore tra il suo modo di pensare e il motto del casato Trivulzio, a cui ci teneva tanto, che era “Unica Mens” (un’unica mente) associata a tre volti di anziani con barba grigia, ma successivamente modificato in “Mens Unica” associata a tre volti, di giovane, adulto, anziano a significare una continuità di pensiero nelle tre età dell’uomo o tra le generazioni.